di Alfredo Franchini
Ah, questo Paolo Gerbella! Ascolto “La Regina”, dieci canzoni che compongono un romanzo musicale, e rimpiango che in Italia non ci sia più un Nanni Ricordi che lanciò i cantautori genovesi o un Ennio Melis che alla Rca, coi soldi guadagnati dai successi di Morandi, poteva produrre il poeta Piero Ciampi; perché “La Regina” ha tutte le carte in regola per stare nella vetrina della canzone d’autore sia per la compiutezza del racconto che si inizia da un episodio dimenticato o addirittura sconosciuto della storia italiana, sia per l’impianto musicale, un fiume sonoro nutrito da molti affluenti: tango, sound jazz, combat folk su melodie accattivanti. La scintilla che muove il disco risale al secolo scorso ma tiene vivo il dibattito sul tema delle disuguaglianze e dei diritti. Tutto accade a Genova nell’arco di cinque giorni, dal 19 al 23 dicembre del 1900: il prefetto Garroni impone la chiusura della Camera del lavoro dopo che il quotidiano della città aveva parlato di “un pericoloso luogo d’incontro” per fini anarchici e socialisti. La risposta dei genovesi è lo sciopero con il blocco totale della merce, chiamata in gergo la regina, perché è sul traffico mercantile del porto che si regge l’economia della città. Un brano recitato ci introduce nel racconto delle cinque giornate di Genova, dedicato al “carbonin”, antesignano del camallo, l’uomo capace di trasportare ceste di carbone pesanti anche un quintale, andando avanti e indietro tra la stiva della nave e la banchina del porto. Con “La cena”, Gerbella ci fa scivolare nella storia con una melodia ariosa in cui spicca la ghironda occitana; nel disco compaiono tanti strumenti: Chitarre acustiche, classiche, Banjo, Ukulele, (Laura Marsano, Bacci del Buono, Enzo Cioffi); Batteria e percussioni (Enrico Simonetti, Federico Occhiuzzi); Basso e Contrabbasso (Paolo Priolo, Felice Del Gaudio); Ghironda (Sergio Berardo); Violoncello (Kim Schiffo), Violino (Chiara Cesano): Cornamuse, Fiati irlandesi, Mandolino (Maurizio Cardullo); Arpa (Isabella Puppo); Flauto traverso e Ottavino (Federico Vallerga); Clarinetto (Ilaria Laruccia); Oboe (Alessio Anelli); Tromba (Marco Callegari); Flicorno (Stefano Bergamaschi); gli arrangiamenti e il mix sono di Rossano Villa. Ad impreziosire il lavoro di Gerbella le voci di Laura Parodi, Sabrina Colombo, Erica Molineris e Milko Frenquelli. Il racconto spazia dall’italiano al genovese, a sottolineare la differenza tra la lingua del potere e quella del popolo che cita uno scioglilingua: “Resche inta goa, lische in gola”, come dire pane, pesce e lische in gola, metafora delle classi sociali con i benpensanti che non prendono posizione sullo sciopero. Le canzoni si susseguono conducendoci da una melodia sudamericana allo slow jazz di Marta e Piero, la storia di due giovani che vivono gli eventi con un’apprensione diversa ben rimarcata da un clarinetto. Se ci fosse un singolo da far passare alla radio non ci sarebbe dubbio: “Un uomo libero” è un grande pezzo di combat folk ricco di fiati, cornamuse, bouzouki che si rifà a un detto occitano: “Se sai chi sei e da dove vieni, nulla ti spaventa”. Un brano che troveremo alla fine del disco come bonus track in lingua occitana cantata da Erica Molineris. Un altro singolo potrebbe essere Ora che, brano costruito su una melodia delicata e gioiosa per sottolineare che il popolo ha vinto, lo sciopero è riuscito! Il decreto prefettizio è stato ritirato, i diritti riconosciuti a Genova aprono la strada alle altre battaglie sindacali. Ma tutto passa e la vita riprende come nei cinque giorni precedenti. Chi ha detto che Genova si vede solo dal mare? Gerbella la osserva dalle Mura e vede un popolo qualche volta saggio qualche volta cieco. La regina è un Cd pubblicato da Orange Home Records e arriva a quattro anni di distanza dal precedente album di Gerbella, “Io, Dino”, ispirato alla vita difficile del poeta Dino Campana. Ah, se ci fosse ancora un Nanni Ricordi…
Pubblicato su Extra Music Magazine, 11 luglio 2019